
27 Gennaio: lasciamo Udaipur per recarci a Mount Abu, meta di turismo locale e famosa per i vicini templi Jainisti di Dilwara. Useremo l’autobus. La stazione è piena di gente, con abiti di tutti i tipi. Diversi uomini in turbante rosso. Donne coloratissime, alcune con grossi bracciali rigidi alle caviglie.
Il bus è un catorcio (seppur classificato come “deluxe”) però parte puntualissimo.
All’arrivo, l’ufficio turistico fronte stazione appare desolato: due addetti in una stanza vuota ci consegnano una cartina senza saperci dire altro! Andiamo quindi all’hotel: da fuori si presenta bene, ma dentro è davvero scadente. L’avevamo scelto per evitare quelli dai buffi e ingenui nomi accattivanti, imitazioni di quelli delle grandi catene (Sheratone, Hiltone..) ma forse avremmo dovuto concedergli una chance.
Pranziamo in un locale affollato. C’è un bel laghetto (Nekki Lake) con barche a remi, pedalò e altri natanti a scopo turistico. Famigliole passeggiano. Facciamo mezzo giro del lago e ci sediamo al sole. L’aria è piacevole, fresca con il sole caldo.
Il giorno successivo colazione sottotono, nella sala interna dell’hotel. Usciamo a passeggio e ci intristiamo nel vedere il luogo, potenzialmente bellissimo, letteralmente invaso dai rifiuti: il fiumiciattolo che scorre tra rocce e palme viene evidentemente usato come scarico per qualsiasi cosa!
Con 100 rupie (cifra notevole per 2 km) ci facciamo portare in jeep ai templi. Qui scopriamo che non si possono fare foto: qualsiasi apparecchio in grado di farle deve essere lasciato in deposito (perquisiscono i visitatori). È una pratica che scopriremo essere spesso usata, per scoraggiare i turisti ad accalcarsi di fronte alle statue delle divinità. Ci adeguiamo come tutti gli altri. C’è tantissima gente, ma le guide sono solo in Hindi.
I templi sono fantastici, quanto o più di Ranakpur, con ricami finissimi intagliati nel marmo, e un’infinità di figure scolpite. Peccato per le foto mancate! Ci sono perfino statue di elefanti molto dettagliate, e idoli in pietra nera. Qualche locale si offre spontaneamente di darci qualche spiegazione in inglese: sono tutti molto gentili.
Torniamo al villaggio sempre in jeep, e pranziamo in un locale dal nome significativo: Hollywood Bollywood. Un bravo cameriere ci aiuta a selezionare qualche piatto caratteristico. Scopriamo anche l’usanza dei semi digestivi a fine pasto: i cosiddetti “Mukhwas” (finocchio, o sesamo, o lino, e sale), molto popolari da queste parti.