26 Gennaio, Festa della Repubblica Indiana (ma non si nota tanto: non siamo a Delhi). È piovuto a scrosci durante la notte, la giornata è fresca. Abbiamo noleggiato un taxi per andare a Ranakpur. La strada è valida (simile a un’autostrada a pedaggio), solo l’ultimo tratto è su stradine.

Impieghiamo circa due ore, durante le quali incrociamo piccoli villaggi con donne e uomini in abiti tradizionali (sari colorati, uomini in turbante e pantaloni “avvolti”). Vediamo anche qualche “Santone” jainista, riconoscibile dalla mascherina per non aspirare insetti, oltre che dall’abito bianco. Procedono a piedi, spesso preceduti da ragazzi, a volte spazzando il terreno dove passano per evitare di schiacciare qualche insetto. Molti si avvicinano loro come in cerca di una benedizione.

Poco prima dell’arrivo, l’autista ci fa notare un tipico pozzo azionato da buoi, e le scimmie grigie onnipresenti.

Giungiamo infine alla meta: un tempio isolato, frequentato da molti turisti e pellegrini.

L’esterno è molto particolare, in marmo con le tipiche cupole e gli intagli, ma l’interno è impressionante: una foresta di colonne (1114 ci dicono) su 3 piani, cesellato da un’infinità di bassorilievi e sculture, con un saliscendi di scalette e corridoi.

Alcune rappresentazioni raffigurano complesse scene erotiche di gruppo: un’anticipazione di quanto vedremo in una delle tappe successive (Khajuraho).

Impieghiamo 2 ore a vederlo!

Non ci sono punti di ristoro nelle vicinanze; tra l’altro è assolutamente vietato accedere al tempio con cibi e bevande.

Il controllo all’ingresso fortunatamente non nota i biscotti d’emergenza che abbiamo nello zaino, quindi riusciamo a rifocillarci un po’ prima di rientrare a Udaipur per un ultimo giretto prima di cena.