Luglio 2019, con dieci giorni facciamo un giro della Russia classica: volo per Mosca, passaggio in treno veloce da Mosca a San Pietroburgo, rientro il Italia da lì.
Il viaggio è semplice e il budget relativamente basso – circa 1700€ escluso voli. Non richiede esperienza particolare né grande orientamento, basta saper leggere una mappa della città e ci si può muovere tranquillamente.

Alloggiamo in alberghi di medio livello della catena Accor (Mercure e Ibis) e ci muoviamo nelle città con la comodissima, precisa e capillare metro, oltre che con qualche autobus.

Una particolarità sui visti: per ottenerli, è necessario presentare gli “inviti” degli hotel. Fortunatamente gli alberghi sono abituati a questa richiesta e mandano “l’invito” via mail appena prenotata la stanza. Per ottenere i visti ci siamo però dovuti rivolgere a un’agenzia specializzata (per 50€), dato che con il consolato è praticamente impossibile ottenere un appuntamento, e la richiesta stessa non si può fare via mail/web o altro canale remoto.

Programma di viaggio:

  • 18/07/2019    Roma – Mosca
  • 19/07/2019    Mosca
    • Cattedrale di San Basilio
    • Passeggiata – Porta della Resurrezione, Duma, Bolshoi, piazza della Rivoluzione
    • Chiesa del Salvatore
    • Ponte del Patriarca
  • 20/07/2019    Mosca
    • Monastero di Novodevičij
    • Parco di Kolomenskoie
    • Chiesa dell’ascensione
  • 21/07/2019    Mosca
    • Museo della cosmonautica
    • parco VDNKh
    • Statua dell’operaio e della colcoziana
    • Gorky Park, Muzeon Park of Arts – Parco Galleria Tret’jakov
    • Statua di Pietro il Grande (Cristoforo Colombo)
  • 22/07/2019   
    • Tverskaja
    • Chiesa della Trinità di Nikitniki
    • Cremlino
  • 23/07/2019    Mosca – San Pietroburgo
  • 24/07/2019    San Pietroburgo
    • Ermitage
    • Via dei milionari, Palazzo di Marmo
    • Fortezza di San Pietro e Paolo, chiesa con le tombe dei Romanov
    • Casetta di Pietro il Grande
    • Moschea
  • 25/07/2019    San Pietroburgo
    • Prospettiva Nevsky
    • Cattedrale di S. Isacco
    • Ammiragliato
    • Chiesa sul sangue versato
    • Cattedrale di Kazan
    • Museo Faberge
    • Ponte della banca (grifoni)
  • 26/07/2019    Peterhof
  • 27/07/2019    San Pietroburgo
Mosca classica

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Mosca

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Il Cremlino

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Note e impressioni

Mosca e San Pietroburgo

Agli occhi del turista europeo, la Russia si prospetta come come una meta mediamente esotica. Non troppo lontana (geograficamente e culturalmente) da scoraggiare o intimorire i meno avventurosi, non troppo vicina da annoiare i più esigenti in termini di novità.

Le due città-vetrina – Mosca e San Pietroburgo – mostrano realtà metropolitane diverse e in parte complementari. E il treno veloce che le raccorda consente di dare almeno un’occhiata al vasto territorio rurale che si estende tutt’intorno, trasformando così una vista puntuale in una d’insieme.

Mosca è una vivace metropoli internazionale, con salde radici nazionali e nazionaliste. Centro del potere politico, ostenta grandiosità nelle sue piazze, edifici, boulevards, musei, teatri e perfino nelle storiche stazioni della metropolitana. Pari ostentazione traspare nell’efficienza svizzera dei suoi servizi urbani (trasporti, pulizie e polizie). Moltissimi edifici sono ricostruzioni degli originali perduti in vari eventi catastrofici, primo tra tutti l’incendio del 1812, che distrusse una buona parte della città conquistata da Napoleone, ma il colpo d’occhio generale è comunque di grande effetto.

Ai quattro lati della Piazza Rossa si affacciano gli emblemi di ogni tempo: il Cremlino, antico nucleo della città e sede del potere di Stato; la Cattedrale di San Basilio, con le inconfondibili cupole multicolori, simbolo religioso nonostante la museizzazione; il museo di storia, con la sua architettura a mattoncini tipicamente russa, a ricordare come tutto faccia il suo corso; il lungo prospetto dei magazzini Gum, centro commerciale costruito a fine ottocento, di grande valenza architettonica ma anche simbolica, a rappresentare quella vocazione commerciale (e quindi, in fin dei conti, capitalistica) giusto in faccia al mausoleo di Lenin. Ciascuno di questi luoghi merita e richiede tempo per essere visto, ma ciò non significa che Mosca finisca lì.

L’imponente Cattedrale del Salvatore sorprende non solo per la sua maestosità, ma per la devozione dei pellegrini, che giungono da ogni dove e attendono pazientemente il loro turno in lunghe file ordinate per venerare le reliquie di San Nicola. D’altronde la devozione dei russi si riscontra anche in tutti gli altri luoghi religiosi (chiese e monasteri) dove le donne ancora si coprono il capo, dove i cori celestiali non sono registrati ma frutto di voci dal vivo, dove le persone lasciano le loro preghiere per iscritto, così che non volino via, e dove si prega non solo verso l’altare principale ma di fronte ad ogni icona, baciandola più volte.

Degni di nota anche i grandi parchi, polmoni verdi della città, sempre ben curati. Offrono spaccati di serenità ma anche (di nuovo) di grandiosità, che non si limita ai consueti monumenti, ma esplode nell’autocelebrazione dei popoli, delle culture, delle scienze.

Infine, la metropolitana: luogo privilegiato per apprezzare sia la Mosca del periodo sovietico, celebrata nelle opere d’arte presenti in tutte le stazioni, sia quella attuale dei moscoviti che ogni giorno se ne servono.

Da Mosca a San Pietroburgo lo stacco è notevole. Divise da 700 chilometri di foreste, zone lacustri e piccoli agglomerati di dacie, mostrano le loro differenze fin dall’arrivo.

Se Mosca è il risultato di un’evoluzione iniziata nel 1100, San Pietroburgo nacque a tavolino nel 1700, per volere dello zar Pietro il grande. Esprime appieno l’architettura tanto amata dall’aristocrazia di quel secolo e di quelli successivi, con la sua infinita sequenza di edifici neoclassici, colonnati e cupole, ma anche con i suoi ampi e oggi terribilmente trafficati boulevards. Le enormi masse turistiche che approdano via aria, via terra, ma soprattutto via mare, invadono i luoghi simbolo e cancellano l’originario romanticismo, rendendo la città (almeno nel periodo estivo) poco godibile perché troppo sfruttata. D’altronde, come prevedibile, nulla si fa per impedire o quantomeno regolamentare i flussi.

Fortunatamente la struttura urbanistica comprende anche vie su canali secondari, che per le loro limitate dimensioni impediscono il passaggio dei pullman e del grande traffico di scorrimento, consentendo passeggiate più gradevoli. Stesso discorso vale per le zone pedonalizzate, quali quelle a ridosso dell’Hermitage, e la cosiddetta “fortezza”. E se non sono presenti grandi parchi come a Mosca, è comunque possibile recarsi presso una delle limitrofe residenze di campagna degli zar per staccare la spina dal caos cittadino.

Religiosamente parlando, anche San Pietroburgo vanta le sue chiese e i suoi luoghi di pellegrinaggio. Degno di nota il monastero Alexander Nevskij, al termine dell’omonimo boulevard, dedicato all’eroe nazionale del 1200 fatto santo per meriti bellici (!) Che vi sia una sorta di sacralità nella guerra e nella difesa dei confini nazionali è testimoniato anche dalla festa della Marina che si tiene a fine luglio, con parata di navi lungo il fiume, e aerei e mezzi militari a occupare i luoghi simbolo della città. D’altronde gli ultimi conflitti combattuti risalgono appena a ieri, ed è abbastanza frequente imbattersi in mutilati di guerra, come in Italia accadeva fino agli anni settanta.

L’arte classica, di cui la città va fiera, è prevalentemente importata dall’estero (Italia e Francia a farla da padroni). Gli stessi edifici, con le loro sculture annesse, sono per la maggior parte stati progettati da italiani. I tentativi di imitazione fatti all’epoca non hanno dato buoni risultati: per capirlo basta guardare da vicino gli arredi dei giardini di Peterhof, un incrocio stridente tra reggia di Caserta e Rockfeller center.

Una nota a parte va fatta per la pubblicità: se a Mosca è pressocché assente (ad esclusione di quella all’interno dei negozi), a San Pietroburgo inizia ad apparire. A Mosca strade e metropolitane appaiono immacolate, e, se non fosse per le catene internazionali e i negozi di marca presenti un po’ ovunque in centro, si potrebbe pensare di essere ancora ai tempi del comunismo. A San Pietroburgo c’è più caos, in parte per motivi di densità (alimentata dal turismo), in parte forse per la maggior distanza rispetto al potere centrale. Anche per questo non sorprende vedere le pubblicità all’interno della metropolitana.

In realtà il consumismo è alle porte: sebbene l’economia debba ancora decollare, tutto fa pensare che ciò avverrà presto. Lo si intuisce osservando i modi e le mode della gente comune, abbigliata in modo modesto ma con gli occhi puntati sulle vetrine (troppe per essere destinate a una sola piccola élite). Lo si immagina dalle pubblicità che reclamizzano miniappartamenti in vendita, primo passo verso la capitalizzazione delle masse. Eppure c’è ancora qualcosa che lega fortemente i russi al passato, ed è il culto della persona. Dallo zar al leader comunista al presidente attuale (del quale si vendono cartoline, proprio come a Roma si vendono quelle del Papa). Il futuro della Russia dipenderà ovviamente dall’evoluzione delle politiche locali e globali. Intanto, a noi ormai implosi nella nostra decadenza, non resta che osservare questa potenzialità estranea, con la memoria dei nostri tempi andati.

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