8 Febbraio, partenza da Khajuraho alla volta di Varanasi. L’aeroporto di Khajuraho è moderno, nuovo, e pressoché vuoto. Ci fanno subito storie per i bagagli troppo pesanti, ma rivendichiamo la nostra business class – del tutto casuale, visto che non abbiamo trovato posto in economy – e la questione si risolve immediatamente: non solo non dobbiamo spedire i bagagli, ma passiamo davanti a tutti nella coda. Volo un po‘ in ritardo, ma alla fine si parte e in 40 minuti siamo a Varanasi.

All’arrivo usufruiamo del pick-up e ci facciamo un’ora e 20 di traffico su strada in costruzione, fino all’incrocio “pedonale” col vicolo che dopo qualche svolta conduce all’albergo.

Siccome è un dedalo, ci vengono a prendere a piedi. L’hotel è decente e la stanza pure, ma purtroppo non c’è acqua calda – cose che capitano in India. In compenso il room service funziona bene.

La mattina successiva la colazione si rivela un po’ triste, ma ad ogni modo siamo pronti per visitare la città: abbiamo studiato in anticipo il percorso.

Troviamo immediatamente l’accesso al fiume, proprio accanto all’hotel: con una lunga scalinata arriviamo alla base dei gath.

Al contrario delle aspettative, il luogo è tranquillo e piacevole: poche persone intente a bagnarsi, pregare, lavare i panni, eccetera.

Percorriamo prima un breve tratto verso sud, fino all’Assi gath, incontrando poche persone. Ci dirigiamo poi verso nord, passando da un gath all’altro. È pieno di barche ormeggiate. Vediamo i lavatori di panni e i tessuti stesi al sole, la legna approntata per una pira, alcuni “baba” in meditazione (che non fotografiamo per rispetto, nonostante la loro singolarità: alcuni sembrano soggetti da film, altri impressionano per l’immobilità che li rende simili a fantocci; alcuni imbiancati, molti con segni di casta sulla fronte o sul petto). Più avanti vediamo enormi cataste di legna: si tratta del principale gath crematorio, dove alcune pire sono già attive.

Ci allontaniamo dal fiume, inoltrandoci nei vicoli. E’ un altro mondo: stradine piccolissime e piene di botteghe, intasate da gente, mucche, capre, cani.

Torniamo verso il gath passando da dietro e vediamo da vicino le pire. La parte più impressionante è l’enorme quantità di legna e il suo lavoro di preparazione continuo.

Vediamo almeno 10 cerimonie funebri dove un piccolo capannello di persone porta la salma avvolta in tessuti arancioni e oro circondata da fiori colorati, distesa su una semplice portantina. La salma viene prima bagnata con le acque del Gange e poi posta sulla legna e ricoperta con altra legna. Poi viene accesa la pira, mentre tutto intorno i parenti assistono e i bambini giocano.

Torniamo indietro passando per la strada interna. Il GPS non funziona (l’area è grigia su GoogleMap). Alcune viuzze superaffollate ci conducono verso la strada più grande, anch’essa affollata. Alla fine troviamo una specie di fast food locale, piacevole, e ci fermiamo per pranzo.

Torniamo in hotel per riposare prima dell’uscita serale in barca. Andremo infatti ad assistere alla tradizionale cerimonia dedicata alle acque sacre del fiume (la dea Ganga), che si svolge quotidianamente all’alba e al tramonto su ogni gath.

Lungo la strada avvistiamo nel fiume cadaveri di animali, gonfi, trasportati dalla corrente. Le pire ancora bruciano mentre i bambini fanno volare aquiloni o giocano a cricket.

La barca è solo per noi due, e si unisce alle tante altre imbarcazioni dirette verso la stessa meta, ovvero il gath principale, teatro della cerimonia più spettacolare.

Dura più di un’ora. Canti e coreografie sembrano approntati per i turisti, ma in realtà c’è molta partecipazione da parte degli indiani.

Alla fine il barcaiolo, rimasto miracolosamente indenne dopo essersi sciacquato la bocca con l’acqua del Gange (!) ci riporta verso l’albergo.

I gath sono ben illuminati e frequentati da coppie e giovani, quindi non ci preoccupiamo. Sulla scalinata del nostro gath assistiamo allo stesso rito in forma molto più semplice, fatto da gente locale, con i bambini che cantano.

Torniamo per i vicoli fino all’albergo: domani si parte per Mumbai.