Sveglia presto dopo un sonno profondo. Abbondante colazione, alle 9 siamo pronti. Il Taji è a due passi. Il biglietto costa il doppio dei normali biglietti costosi. C’è una tassa che costa quanto il biglietto, però, se vuoi, ti danno l’acqua e le sovrascarpe gratis e ti portano in golf car fino all’ingresso (a 300 m di distanza).

Inizia lo slalom tra le guide, i venditori, tutto assolutamente organizzato. Guadagniamo a fatica l’ingresso, che però a quest’ora è ancora sgombro, mentre la fila esterna aumenta. La consueta perquisizione è più severa del solito: ci impediscono di portare il mini treppiede per la macchina fotografica e le due banane di scorta. Per non buttarli e non tornare all’hotel, visto che qui non ci sono armadietti, li lasciamo a un negoziante ben consapevoli che al ritiro dovremo comprare qualcosa. 

Passato il varco, ci addentriamo nel primo cortile, che è già uno spettacolo. Il portale successivo è gigantesco, rosso ed elegante.

Iniziamo a fare foto e filmati, anche se il cielo è grigio. Oltre il portale ecco finalmente il primo scorcio del Taji! C’è già un bel po’ di gente assiepata a far foto e anche noi ci uniamo, pagando il “supplemento video” all’apposito sportello. Quando però proviamo ad andare oltre ci dicono che non si possono fare video al di là di quel punto, e che la telecamera va lasciata nell’apposito armadietto (praticamente puoi fare video panoramici dal portale, ma non puoi portare la telecamera dentro i giardini).

Un po’ scocciati per l’assurdità, gliela lasciamo. Proseguiamo con varie soste fotografiche schivando i fotografi autorizzati che cercano di venderci “servizi fotografici” millantando bassi costi.

C’è una brezza piacevole. Saliamo sull’alta piattaforma del Taji e poi al suo interno, dove purtroppo non si possono fare foto. I due cenotafi sono racchiusi da una grata in marmo lavorato, raffinatissimo; inoltre, sono essi stessi colorati, con intarsi floreali.

Usciamo e diamo un’occhiata alle due moschee gemelle ai lati del cortile, e al fiume sul retro. Sta arrivando sempre più gente. Visitiamo anche un micro museo, dove ci sono i ritratti dell’uomo e della donna che hanno fatto la fortuna di questa città.

E’ stato un po’ faticoso, ma il luogo merita davvero la sua fama e a conti fatti ne è valsa la pena.