
Arrivati a Mumbai siamo subito colpiti dal caldo (32°). L’aeroporto è bello, ma atterrando si vede l’immensa baraccopoli addossata: una sequenza ininterrotta di basse casupole in mattoni col tetto di lamiera, tutte attaccate, molte dipinte di blu. Il nostro hotel è nel quartiere storico (vittoriano) della megalopoli. L’autista del taxi prepagato con aria condizionata non parla in inglese ma capisce dove andare leggendo l’indirizzo. La strada è moderna e il traffico sembra rispettare le regole (prima volta da quando siamo in India); anche la città è molto diversa rispetto a Delhi: grattacieli, viadotti, anche se molti palazzi recenti sono già degradati.
La strada a pedaggio scorre sul mare (una baia asciutta, forse per la stagione) ma appena termina ricomincia il traffico: impieghiamo oltre un’ora per arrivare all’hotel. Se dall’esterno questo appare un po’ triste e anonimo, all’interno diventa improbabile: sembra di entrare in un vecchio ufficio. Il personale però è efficiente e in quattro e quattr’otto ci danno la camera, facendoci anche scegliere. Sembra più una pensione che un hotel, ma è pulito e quindi va bene.
Usciamo subito e facciamo un primo giro nelle vicinanze. La posizione è ottima, proprio accanto alla marina (lungomare) dove frotte di ragazzi passeggiano facendo foto al tramonto.
La baia è ampia e si vede lo skyline sul lato opposto.
Dopo aver fatto qualche foto ci addentriamo in cerca di un posto dove cenare, trovandone uno carino dove ci concediamo una cena a base di pesce.
Il giorno successivo, buona colazione sul terrazzo dell’hotel. Usciamo presto, alle 9, per sfruttare appieno il fresco mattutino.
Passeggiamo nel quartiere inglese adiacente all’hotel e sembra davvero di stare in Inghilterra (l’architettura inganna). Tantissimi edifici vittoriani, per la maggior parte ben tenuti, ospitano diversi uffici pubblici; tra tutti spicca la stazione centrale.
Proseguiamo fino all’India Gate, monumento storico e simbolico dell’India, proprio di fronte al porto.
Domani si riparte.