Jerash
Amman
Madaba
Petra
Wadi Rum

Pasqua 2022: ci siamo arrivati “sui gomiti” (molto stanchi del lavoro, del freddo invernale, e anche impazienti di rifare un viaggio all’estero dopo la Pandemia). Decidiamo per la Giordania: il clima in questa stagione è ideale, le mete sono attraenti e le formalità minime. 

Il volo diretto è molto conveniente (forse perché i collegamenti sono ripresi da poco). Internamente, i trasporti si svolgono su strada non essendoci un’effettiva rete ferroviaria. Gli autobus raggiungono molte località ma alcune linee “turistiche” hanno orari limitati e vincolanti. Per ottimizzare i tempi, optiamo quindi per un viaggio “on the road”, affittando una macchina in aeroporto per girare in totale autonomia, con l’unica eccezione del Wadi Rum: nel deserto non ci si va da soli ma occorre affidarsi a un operatore locale per trasporto e pernotto.

Prenotiamo come al solito anticipatamente tutti gli alberghi/guest house (ormai tutti in internet) e la macchina tramite una compagnia di noleggio internazionale (ci fidiamo un po’ di più di quelle locali, sicuramente più economiche).

Programma di viaggio

Il giro è breve e le tappe saranno rapide, ma sufficienti a assaporare i luoghi. L’indipendenza che ci dà la macchina ci consente grande flessibilità di gestione, potendo decidere fino all’ultimo momento eventuali modifiche.

  • 17 aprile domenica Roma-Amman arrivo la sera, pernotto Amman
  • 18 aprile lunedì Amman-Jerash-Mar Morto-Madaba, pernotto Madaba
  • 19 aprile martedì Madaba-Petra via Desert Highway, pernotto Petra
  • 20 aprile mercoledì Petra
  • 21 aprile giovedì Petra-Wadi Rum pernotto deserto
  • 22 aprile venerdì Wadi Rum-Petra pernotto Petra
  • 23 aprile sabato Petra-Amman via Strada dei Re (Shobak, Kerak) pernotto Amman
  • 24 aprile domenica Amman-Roma

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Note e impressioni

Giordania

La Giordania è un Paese di frontiera. Incuneato tra Europa, Asia e Africa, da sempre riceve ed assorbe flussi e influenze di popoli e culture tra loro differenti. Sarà per questo che all’arrivo ci si sente subito accolti e non respinti: se lo status di turista rende l’ospite di per sé privilegiato, non sempre il diverso aspetto o provenienza agevolano il suo inserimento in Paesi più radicati nelle loro rispettive tradizioni. E in effetti già prima di partire la semplicità nell’ottenimento del visto fa subito capire quanto sia facile andare in Giordania rispetto ad altri luoghi geograficamente più vicini.

L’apertura mentale della Giordania, e la sua parziale modernizzazione, sono state indubbiamente accelerate dalle politiche laiche dei suoi governi più recenti (un’eccezione rispetto ad alcuni Stati confinanti). Il re Abd Allah, così come suo padre Husayn, ha completato i suoi studi in Inghilterra, e nelle immagini pubbliche appare sempre circondato dalla sua bella e sorridente famiglia vestita all’occidentale.

Anche nello spot pubblicitario per il turismo giordano, viene più volte sottolineata la tolleranza religiosa, con immagini rappresentative come quella del papa in visita. Considerando che in tutto il Paese si respira un’aria di rispetto verso il monarca, sceicco degli sceicchi, va da sé che l’approccio progressista faccia lentamente breccia nella popolazione.

Lo slancio del Paese verso la modernità è poi mediato dall’educazione: ovunque si incontrano scuole bilingue (arabo / inglese), perfino nei villaggi più piccoli e remoti. La parità di genere è già in parte una realtà diffusa: partendo dall’esempio della famiglia reale, le bambine studiano e di conseguenza le donne lavorano, guidano, usano il cellulare, senza alcuna apparente restrizione.

Il velo e il lungo abito scuro sono indossati dalla stragrande maggioranza delle donne, ma appaiono più come un costume identitario che come un oggetto di repressione. La dimostrazione ce l’abbiamo quando una donna in burqa (raro in quei luoghi) si offre di accompagnarci come guida nella visita di un museo, con un’intraprendenza che non ci saremmo aspettati.

Visitare

Per visitare la Giordania, il modo più semplice è percorrere in auto una delle strade di collegamento nord-sud: la guida è agevolata dai cartelli in doppia lingua, dai moderni navigatori e dai prezzi bassi degli autonoleggi.

Viaggiando in auto si ha la possibilità di vedere l’evoluzione del paesaggio: dalle verdi coltivazioni delle colline del nord, con relativi immancabili venditori di frutta e verdura lungo i bordi della strada, alle spianate aride e rocciose della zona centrale, alla nebbia sabbiosa intorno al mar Morto, al deserto montagnoso del sud.

Il panorama delle spianate è purtroppo intristito dai numerosi residui di buste di plastica portati dal vento e bloccati dalle asperità delle rocce. Unici rifiuti prodotti in quantità industriale da una società ancora numericamente piccola nonché lontana dal consumismo, si diffondono facilmente senza trovare ostacoli, andando a occupare anche simbolicamente un paesaggio arcaico ormai conquistato dalla modernità. Vedendo le dimensioni del fenomeno, ci si rende conto di quanto potrà essere difficile la bonifica su un’estensione di territorio tanto ampia, ammesso che mai ci si ponga un tale ambizioso seppur auspicabile obiettivo.

Il deserto ci appare quasi come un miraggio subito dopo l’aggancio della strada dei Re alla moderna autostrada: il passaggio dalle piatte lande disseminate di sassi al colpo d’occhio dall’alto sull’ampia vallata biancastra del Wadi Rum con le maestose muraglie naturali di arenaria è spettacolare.

Le carovane di cammelli, che per secoli hanno solcato le piste con le loro merci pregiate, hanno ceduto il passo ai trasporti su gomma in continuo andirivieni sull’autostrada che collega la capitale al piccolo sbocco sul mar Rosso, punto di partenza delle navi cargo.

Anche i beduini transumanti hanno in gran parte cambiato vita, dedicandosi al turismo, ospitando e accompagnando chi vuole avere un assaggio del deserto soggiornando in uno dei tanti campi tendati del Wadi Rum. L’accompagnamento avviene per mezzo di comodi pick-up, relegando i cammelli al ruolo di pittoreschi ed esotici soggetti da far cavalcare a chi non vuol rinunciare alla foto caratteristica o alla visione romantica del luogo. Restano comunque gli allevamenti, non solo di cammelli ma di capre, pecore, asini, frequenti da avvistare lungo le spianate, così come le isolate tende dei pastori, residui di una vita nomade ormai condotta solo dai più poveri, talvolta ai bordi delle città.

I beduini dediti al turismo al contrario sono diventati stanziali. Molti di loro vivono nel villaggio di Rum, al confine del relativo parco, in cubicoli di mattoni e cemento (una delle risorse principali della Giordania) con annessi piccoli giardini racchiusi entro mura al riparo dalla volatile sabbia dal deserto. Ci raccontano che un tempo la vita era dura ma semplice: l’approvvigionamento d’acqua per l’accampamento avveniva raggiungendo una delle sorgenti e caricando i cammelli più forti con bidoni fino a quattrocento litri; poi si viveva con le proprie risorse. Oggi invece tutto ha un prezzo.

Patrimonio

Oltre alla natura, anche il patrimonio storico giordano è variegato. Nei luoghi citati dalla Bibbia la storia si mescola alla leggenda. A Jerash, così come ad Amman, ritroviamo l’architettura romana ai confini dell’impero. Nella vivace Madaba i mosaici bizantini la fanno da padrone, a partire dall’incredibile mappa della terra santa con tutte le mète dei pellegrinaggi.

L’arcinota Petra nabatea merita una visita non solo per ammirare l’immagine iconica del suo “Tesoro” scavato nella roccia, ma anche per scoprirne gli altri edifici, e soprattutto la morfologia e gli incredibili colori delle montagne d’arenaria del suo territorio, di gran fascino anche rispetto ad analoghi siti mondiali più notevoli (penso all’indiana Ellora scavata nel ben più duro basalto).

I castelli d’epoca crociata disseminati lungo la via dei Re narrano un’epoca a noi nota da una prospettiva a noi ignota, ovvero quella di chi fu invaso, con tanto di monumento all’eroe Saladino.

Infine, la cultura islamica domina il paesaggio, punteggiando di moschee tutto il territorio, visibili anche di notte con i loro neon verdi a delinearne i minareti, o comunque segnalate dalla frequente nenia del muezzin anche laddove invisibili agli occhi.

Insomma, c’è tanto da vedere e da scoprire, in un Paese ancora in evoluzione, che certamente cambierà ancora, ma che si spera non perda mai la sua indole ospitale.